Work for Equity: come funziona e perché è vantaggioso per le startup

Tempo di lettura: 6 minuti
Modificato il 03 Marzo 2025
Work for equity come funziona e perché è vantaggioso per le startup

Il Work for Equity rappresenta una grande opportunità per le startup, in particolar modo per quelle che necessitano di prestazioni professionali qualificate ma non dispongono di grande liquidità. Se anche tu ti trovi in questa situazione (ma non solo in questo caso), faresti bene a leggere questa guida, che spiega in maniera semplice ma completa cos’è il Work for Equity, come funziona e quali vantaggi e benefici fiscali offre.

 

Cos’è il Work for Equity e perché è importante

Il Work for Equity è un particolare strumento di remunerazione introdotto in Italia dal D.L. n. 179/2012 (meglio noto come Decreto Crescita 2.0) per le startup innovative e poi esteso dal D.L. n. 3/2015 alle PMI innovative.

Come già sottolineato, rappresenta la soluzione ideale per le startup che hanno bisogno di prestazioni professionali qualificate ma che non hanno a disposizione la liquidità necessaria per acquisirle. Lo è perché offre la possibilità di remunerare consulenti e collaboratori esterni ricompensando il lavoro da loro svolto tramite l’assegnazione di quote o azioni della società, senza necessità di sborsare denaro.

C’è, poi, un altro motivo che rende il Work for Equity così importante e utile: si tratta di una forma di remunerazione che gode di importanti agevolazioni fiscali.

 

Contratto di Work for Equity

Se decidi di ricorrere al Work for Equity hai la possibilità di regolarne termini e condizioni redigendo uno specifico accordo scritto.

In questo particolare documento devi specificare la tipologia di opera o servizio e la valorizzazione degli apporti dei professionisti. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, è bene che tu sappia che startup e PMI innovative dovrebbero predisporre una perizia di stima, che deve essere redatta da un esperto (cioè, da un commercialista o un revisore legale) nominato dalle parti, allo scopo di valorizzare economicamente le prestazioni d’opera o i servizi resi tramite quote o strumenti finanziari partecipativi.

Nell’accordo di Work for Equity, quindi, vanno disciplinati tutti i dettagli dell’operazione, in particolar modo se i beneficiari sono tanti. Devi anche individuare gli obiettivi da raggiungere da parte dei professionisti esterni e mettere nero su bianco in quale momento è possibile maturare il diritto all’assegnazione degli strumenti partecipativi.

 

Come funziona il Work for Equity

Prima di chiarire il funzionamento pratico del Work for Equity è necessario sottolineare che nello statuto delle imprese intenzionate ad applicarlo deve essere prevista in maniera esplicita la possibilità di adottare politiche di questo tipo e di emettere strumenti finanziari partecipativi in cambio dell’apporto di opere e servizi.

Vediamo ora come funziona il Work for Equity, a partire dalla procedura di attivazione.

 

Procedura di attivazione

Forse non lo sai ma nel momento in cui decidi di ricorrere al Work for Equity, hai diverse modalità a tua disposizione tra cui scegliere:

  • cessione di quote o azioni ai prestatori d’opera, a titolo gratuito o a titolo oneroso;
  • assegnazione di azioni o quote con aumento di capitale a titolo gratuito o oneroso;
  • assegnazione di strumenti finanziari partecipativi.

 

Le modalità del Work for Equity
Le modalità del Work for Equity

 

Chi può beneficiare del Work for Equity

Detto che non tutte le società possono far ricorso al Work for Equity, è utile ora ricordare anche quali sono i soggetti che possono beneficiare di questa particolare forma di remunerazione: il Work for Equity è rivolto a professionisti, consulenti aziendali, più in generale, a tutti i prestatori di opere e servizi ed, in parte, sottoforma di “Piani di incentivazione” mediante stock options ai lavoratori dipendenti ed ai collaboratori continuativi. Secondo le indicazioni fornite nella circolare n. 16/E del 2014 dell’Agenzia delle Entrate, l’agevolazione dovrebbe applicarsi esclusivamente ai conferimenti di opere e servizi, inclusi quelli professionali qualificati, che rappresentano consulenze di alto livello per la startup innovativa, escludendo invece i conferimenti di tipo generico.

 

Vantaggi del Work for Equity per le startup

Se sei ancora indeciso sul ricorrere o meno al Work for Equity, forse dovresti prestare particolare attenzione alle prossime righe, dove sono elencati i vantaggi che questo strumento offre alle startup.

Non ti sorprenderà sapere che il principale vantaggio è legato al suo minor costo, sia finanziario (offrendo la possibilità di pagare consulenti e collaboratori senza utilizzare denaro) che economico (alla luce dei già accennati sgravi fiscali).

In aggiunta a ciò, il Work for Equity offre un altro grande vantaggio alle startup: permette di beneficiare di un maggiore impegno da parte dei lavoratori, che, divenendo soci dell’azienda, hanno tutto l’interesse a farla crescere, dal momento che di pari passo crescerebbe anche il valore della quota da loro ricevuta (o delle azioni a loro assegnate). Non a caso, come ha ben spiegato Jessica Livingston,

“spesso le migliori startup sono quelle dove tutti i fondatori e i primi dipendenti sono disposti a essere pagati in equity piuttosto che in salario. Mostra che credono veramente in ciò che stanno costruendo”.

Anche i professionisti hanno alcuni vantaggi: su tutti spicca la possibilità di acquisire strumenti finanziari e incrementare la partecipazione in azienda senza dover computare tali strumenti finanziari ai fini fiscali, nel calcolo del loro reddito totale. Il rovescio della medaglia, in questo caso, è ovviamente rappresentato dalla parziale condivisione del rischio d’impresa.

 

Esempio pratico di Work for Equity

Giunti a questo punto della guida, è utile fornire un esempio pratico di Work for Equity così da spazzar via eventuali dubbi sul funzionamento di questo particolare strumento: un caso tipico di Work for Equity è quello di un mentor che, per i servizi di consulenza manageriale che presta a una startup, riceve in cambio delle quote della società stessa.

 

Contabilizzazione e aspetti Fiscali del Work for Equity

Abbiamo parlato a più riprese di benefici fiscali ed è quindi doveroso fare chiarezza sugli aspetti del Work for Equity legati al Fisco.

L’assegnazione di azioni, quote o strumenti finanziari in ambito Work for Equity è esente da imposte e non rientra nel calcolo del reddito imponibile del prestatore d’opera. Inoltre, non ci sono limiti alla successiva cessione di tali titoli e strumenti finanziari. A questo proposito, è importante che tu sappia che la cessione alla stessa startup emittente non comporta la decadenza dal regime di agevolazione.

Devi altresì sapere che le eventuali plusvalenze derivanti da un’eventuale cessione a titolo oneroso sono assoggettate a tassazione in capo al soggetto alienante nel momento in cui avviene la cessione.

Un’ultima precisazione: se dovuta, resta ferma l’applicazione dell’IVA sulla prestazione e quindi, in tali casi, chi presta il servizio è tenuto a emettere regolare fattura.

 

Differenze tra Work for Equity e altri strumenti di finanziamento

Come abbiamo sottolineato a più riprese, il Work for Equity ti permette di acquisire prestazioni professionali qualificate anche se non hai a tua disposizione molta liquidità.

Devi ricordare, però, che hai diversi modi per finanziare una startup. Ne citiamo solo alcuni: si va dall’autofinanziamento (o Bootstrapping) all’aiuto di Business Angel (un imprenditore che, per filantropismo, interesse personale o give back, mette parte del suo capitale a disposizione della startup) o di Venture Capital (società specializzate disposte a offrire cifre molto importanti, oltre alle loro conoscenze e a network anche a livello internazionale), passando per il metodo delle 3F (che prevede di chiedere aiuto a parenti, amici e “folli”, cioè persone pronte a innamorarsi di un’idea di business al punto tale da finanziarla).

 

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Nicola Zanetti

Founder B-PlanNow® | Startup mentor | Startup consulting & marketing strategist | Leading startup to scaleup | Private angel investor | Ecommerce Manager | Formatore professionale | Blogger | Scrittore

Sono Nicola Zanetti, un fervente appassionato di accelerazione aziendale e un pioniere nel campo dell'innovazione imprenditoriale. Con una carriera dedicata al management, sono il fondatore di B-PlanNow® un'iniziativa rivoluzionaria che riflette la mia dedizione nel supportare lo sviluppo e la scalabilità delle startup. La mia esperienza professionale è un mosaico di avventure imprenditoriali sia in Italia che a livello internazionale. Ho trascorso anni significativi in Cina, mesi in Egitto e Svizzera, acquisendo un'intuizione globale e una comprensione approfondita delle diverse culture aziendali. Questi viaggi mi hanno permesso di tessere una rete globale e di acquisire una prospettiva unica sul business internazionale.

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